
Pazzie, follie, matiassi e furlane
Settembre 9, 2005 | |
Cividale del Friuli (UD) |
Venerdì 9 settembre 2005
Sala del Convento di S. Francsco – Cividale del Friuli (UD)
ore 21.00
MUSICA CORTESE
Festival internazionale di musica antica nei centri storici del Friuli Venezia Giulia e della Goriška
PAZZIE, FOLLIE, MATIASSI E FURLANE
DALLE CANZONI DA BATTELLO ALLE DANZE FURLANE
IL REPERTORIO TRA COLTO E POPOLARE NELLA VENEZIA BAROCCA
Ensemble Claviere e Danzar Cortese
Elena Modena, voce, clavicembalo, percussioni
Ilario Gregoletto, clavicembalo
Claudio Zinutti, voce, percussioni
Bepi Santuzzo, danza, recitazione, mandolino
Flandi Virello, danza
Claudia Grimaz, recitazione, voce
Reciproche ingerenze fra repertorio dotto e cultura popolare attraversano, caratterizzandola, la produzione artistica e musicale antica sino all’epoca barocca.
L’immagine dell’artista che traspare dai documenti storici sino ad oggi conservati – scritti, musiche, testimonianze di cronisti – sembra volerci restituire una figura d’uomo forte di molteplici aspetti creativi, coltivati in vario grado: la composizione, l’esecuzione vocale, la pratica polistrumentale, la sensibilità poetica, l’impulso coreutico. È l’immagine seria e divertita, ardita e svenevole, intima e ironica di una realtà propensa al gioco e alla festa e di una società che, tramite il filtro dei linguaggi d’arte, può concedersi una duttilità di ruoli ed atteggiamenti non permessa in altre sedi. Di questa tendenza agli aspetti immediati della vita l’aria e la luce mediterranea sembrano fattori determinanti, per la trasparenza al reale che quel sole e quelle brezze consentono, accendendo gli umani sensi. Non stupisce certo che il rimando vada a Venezia, città nella quale, a detta di Charles Burney, si passava metà del tempo a peccare e la restante metà ad espiare le proprie colpe…: trattandosi certo, se cosi ampiamente se ne parla, di pubblici peccati, rivelati tramite suoni, gesti e motti e figurati nella danza, accanto al prodursi delle piccole compagini di musici che dilettavano in estate e a carnevale orecchie e vista dei presenti, locali e foresti, carezzati dagli aliti e dai riflessi lagunari. Nel danzare quest’impulso alla vita, l’immagine della coppia necessariamente prorompe, laddove il corteggiamento – ch’è mezzo d’accesso esclusivo all’altro – assume a proprio tramite le movenze del corpo, preferibilmente nella ciclicità del ritmo ternario che assurge a simbolo dell’ambita unita amorosa. Nel cantare quest’istinto primario, tuttavia, è anche l’umanità nella sua interezza e nei suoi diversi caratteri, è l’uomo che si cela, nel contempo rivelando il proprio intimo, sotto la maschera della commedia che subito diviene arte. La chiamata all’amore è fattore cosi collettivo e talmente ricco di possibilità di manifestazione da risultare sempre riconoscibile: nella gelosia incontrollabile e nella pazzia del tradimento svelato, nel contrasto generazionale fra gusti sentimentali e nella follia dei gesti dell’innamorato, nel dolore del rifiuto subito e nella gioia del riconoscersi, due fra tutti. La riconoscibilità tematica, a sua volta, si traduce nell’arte in vena inesauribile di creatività e ampiezza di diffusione di quanto prodotto.
Nel repertorio musicale la semplice constatazione della poderosa quantità di canzoni veneziane cosiddette da battello denota il successo, ossia l’ampiezza di fruizione, di un vero e proprio genere, a metà fra i caratteri e gli spazi della produzione teatrale e di quella cameristica; nella danza l’evolversi della furlana – da espressione popolare originaria del Friuli a forma galante ballata da Venezia sino alle corti francesi del Settecento ed elaborata dai grandi compositori europei del tempo – attesta di una riconoscibilità, ossia di un gusto, ad amplissimo raggio, in en’epoca in cui Italia, Francia e Germania si connotano e orgogliosamente differenziano in termini di stile musicale proprio.
Riferite a quest’asse tematico – e geografico – portante non sarà difficile conferire dignità di riconoscimento alle variazioni che il tema stesso consente: dalla ciclicità ritmica ternaria alla ripetizione melodica, ostinata sino alla folia, dalla parlata erudita e importante ai sagaci matessi dialettali, dalle realistiche pazzie amorose al salutare capovolgimento di ruoli e vincoli sociali.
Elena Modena